A seguito della delicata situazione sanitaria che sta coinvolgendo il nostro Paese, riteniamo doveroso fare chiarezza su alcuni aspetti tecnico-pratici relativi al rapporto uomo-animale; in questo momento di particolare emergenza appare quantomai opportuno riferirci alle più stringenti norme igienico-sanitarie che vedono coinvolti anche i nostri fedeli amici a quattrozampe.
NON SI ABBANDONANO
Non ci stancheremo mai di ripetere che ad
oggi,
non esistono prove che i cosiddetti “animali da affezione” (cani, gatti, conigli, criceti, furetti etc. ) possano essere infettati dal coronavirus o che possano essere una fonte di infezione per l’uomo.
Tuttavia è sempre opportuno seguire con estrema attenzione delle regole di prevenzione, senza però cadere in falsi allarmismi e notizie fuorvianti che hanno come nefaste conseguenze il disorientamento della popolazione e l’errata percezione che gli animali rappresentino un ulteriore problema da gestire.
Generare stress aggiuntivo nelle menti delle persone in questo scenario così delicato e diremmo quasi surreale, può predisporre gli animi a comportamenti sconsiderati e pericolosi per il benessere dei nostri amici animali.
Come ad esempio quello di lavare cani e gatti 1 volta ogni 15 giorni con l’ausilio dello shampoo alla clorexidina al 4%.
Walter Caporale Presidente degli Animalisti Italiani: “Il bagno agli animali domestici con clorexidina e consimili in percentuale 4% , soprattutto per i felini, può creare seri problemi dermatologici. Il tetto usato comunemente è pari all’1%.
È risaputo inoltre che i felini si autopuliscono. Lo fanno da tempo immemore. Fa parte del loro dna. Proporlo con frequenza bisettimanale è assolutamente fuori luogo.
I veterinari di Ca’Zampa hanno dato dei consigli finalizzati a una strategia di marketing come si evince dal pacchetto di prodotti proposto in vendita sulla loro stessa pagina facebook. Segnaleremo il caso alla FNOVI della sezione di Milano.
Smettiamola di creare confusione e cattiva informazione in un momento così complesso, arrecando danni agli animali e tensioni inutili ai loro tutori umani!”
Il Vice Presidente Riccardo Manca aggiunge: “Si tratta di puro sciacallaggio. Questo modo di operare è ne’ più ne’ meno che uno squallido terrorismo psicologico che specula sulla psicosi dilagante. Alla fine, come al solito, chi paga il prezzo più alto sono gli animali con il rischio di far aumentare gli abbandoni e il numero di creature che fanno ingresso nei canili, come di fatto sta già avvenendo. Una situazione quella attuale già ampiamente minata da una dose esagerata di disinformazione e di confusione sul tema “animali e coronavirus” che di certo non aveva bisogno di messaggi del genere. La clorexidina infine non serve a prevenire le malattie.”
Animalisti Italiani ha redatto un piccolo vademecum con alcuni consigli in relazione agli amici animali.
Sosteniamo, nel rispetto del nuovo DPCM 9 marzo 2020, l’importanza della prevenzione unendoci alla campagna
#IORESTOACASA:
– distanza di sicurezza di almeno 1 metro,
– lavarsi il più possibile le mani o disinfettarle senza portarsi le mani alla bocca e occhi
– ed evitare contatti tra persone. Rimanete a casa e spostatevi solo se strettamente necessario.
Specifichiamo comunque che il decreto non vieta espressamente, se si seguono ovviamente le nuove disposizioni igieniche, di:
- continuare attività di volontariato presso i canili (compilando il Modello autocertificazione in cui si dichiara lo stato di necessità);
- accudire le colonie feline (è stato di necessità non abbandonare le proprie colonie feline come prevede la legge. Se le colonie si trovano in un comune diverso, portatevi sia l’autocertificazione che l’attestazione da parte della Asl di referente della colonia);
- adottare animali (basta cambiare le regole utilizzando un criterio di adozioni su appuntamento che evita appunto assembramenti di persone nelle strutture preposte per le adozioni dei quattrozampe);
- non è vietato neanche portare il cane in passeggiata (è assolutamente necessario per il suo benessere! Consigliamo di usare l’autocertificazione in cui dichiarare lo stato di necessità, anche se la maggior parte dei comuni non la richiede).
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